Questo termine l’ho sentito per la prima volta durante la formazione di facilitatori del respiro, dalla mia insegnante americana Judith Kravitz, era il 1999. Entanglement significa intreccio. Ho impiegato tempo a comprendere a pieno il significato di questo stato.

In che cosa consiste questo intreccio? Se due particelle vengono divise in due parti e una metà sta a Roma e l’altra viene spostata a San Francisco, ci si è accorti che se una si muove, per esempio, a spinning, senza nessun spazio temporale, l’altra metà fa lo stesso.

Questa regola della meccanica quantistica conclude che, le due particelle restano connesse, e il comportamento di una condiziona istantaneamente l’altra.

A prescindere dalla distanza, l’entanglement permette di conoscere istantaneamente il comportamento della seconda particella, perché le due sono di fatto un unico sistema, governato da una sola funzione di onda.

Una perturbazione esterna locale, come l’arrivo di un osservatore, altera il comportamento della prima particella, definendo lo stato quantistico della seconda, influenzando anche tutto il sistema

Lo stato di sovrapposizione quantistica (due o più stati quantistici, come l’arrivo di un osservatore) è indipendente da una separazione spaziale dei sistemi coinvolti.

L’entanglement implica, in modo controintuitivo, la presenza, tra più stati quantistici, di correlazioni a distanza, di conseguenza il carattere non locale della realtà fisica.

Il tutto è uno, siamo tutti connessi con il tutto.

Conclusione: ognuno di noi non è un elemento neutro, consapevoli di questo stato quantistico che ci appartiene, si può scegliere che tipo di “onda” si vuole produrre all’interno di questo ampio intreccio.