Autore: Rita

LA SOLITUDINE

La solitudine spesso è considerata una situazione negativa, tant’è che si dice “è una persona che soffre di solitudine”. La sofferenza abbinata alla solitudine esiste quando, nel silenzio, non si riesce a restare in contatto con sé stesso, una mancanza di complicità e vicinanza a sé. Può succedere che si viva senza sapere chi si è veramente, vagando nella vita, senza trovare il personale senso. Nel silenzio e nella solitudine ci si ascolta, si volge il proprio orecchio interiore al conoscere sé stesso. Nella cultura occidentale, in particolare, esiste un adeguamento a modelli e a ruoli esteriori, niente a che fare con la reale natura umana. Questo allontanamento crea spaccatura interiore, quando la si contatta si scivola, ci si allontana, rifugiandosi nelle stimolazioni esterne o in un perenne fare. La natura umana è amorevolezza, collegata a un aspetto spirituale, che una volta incontrato non si è disponibili a lasciarlo andare; porta pace, fa sentire connessi a uno spazio più ampio e equilibrato, che appartiene all’essere umano, dando il giusto valore alla materia, il giusto valore all’amorevolezza intangibile, linguaggio delicato del cuore che necessita di solitudine e silenzio per essere ascoltato. La solitudine, conoscendosi di più, non porta sofferenza, bensì il privilegio di stare con sé, lasciando inutili orpelli accumulati da comportamenti abitudinari e condizionamenti, dando spazio a chi si è veramente, manifestandolo per rendere il mondo un posto migliore,...

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LA FELICITA’ INTERNA LORDA

Negli anni settanta l’allora sovrano del Buthan, Jigme Singye Wangchuck, mise al centro della politica di sviluppo nazionale valori mai considerati in precedenza, collegati alla qualità della vita in alternativa al Prodotto Interno Lordo, meglio conosciuto come PIL. In Buthan sono stati introdotti nuovi indici di Progresso Economico e Morale, fra cui la Felicità Interna Lorda., la tutela dell’ecosistema, la salute della popolazione, l’istruzione, il valore dei rapporti sociali, e altro, aumentando  e sostenendo un equilibrio sociale armonioso, cioè bilanciato fra esigenze materiali e quelle della mente e dello spirito. L’indirizzo delle leggi, finalizzate a promuovere e proteggere la felicità di tutti gli esseri senzienti, considera che la felicità di una società non si misuri solo con il progresso economico, ma anche con valorizzare un vivere in sintonia con sé stessa e con la natura. In quel periodo alcuni economisti occidentali, sollecitati dalle scelte operate in Buthan, hanno creato un nuovo indice: Indice del Progresso Autentico, dove si evidenziano spese “positive” che aumentano i il benessere, beni, servizi finalizzati a una migliore qualità di vita, “negative” come criminalità, inquinamento, incidenti stradali. A differenza del PIL l’indice prende in considerazione attività che sostengono un autentico benessere di una società. La domanda che sorge spontanea: perché si continua a usare come indice fra le nazioni, a esclusione del Buthan, il PIL, indice che considera solo parametri prettamente economici monetari, come se le risorse della terra fossero infinite e come se la felicità umana fosse collegata solo alla capacità...

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LA PIGRIZIA

….. Nella vita con i MA i SE e i FORSE Non si va da nessuna parte, se una cosa la vuoi fare, la fai! È inutile girarci intorno. Se si corre per i propri doveri non è detto che non si sia pigri. La pigrizia è un rapporto personale e interiore rispetto a ciò che si desidera realizzare, rispetto a ciò che si vuole essere, procrastinando. Il corpo non ubbidisce e la mente perde chiarezza, si innesca una resistenza da parte loro. È un’assenza riguardo sé stessi, una sorta di sciatteria esistenziale, pur sapendo che la vita scorre. La pigrizia per l’impegno verso la propria vita ha conseguenze: la flessibilità mentale e anche del corpo perdono di intensità. Si deroga il proprio impegno di ricercatore nel senso più ampio. Per sconfiggere la pigrizia esistono azioni precise, attivarle è scelta personale. Il ritrovare flessibilità è sostenuto da uno sforzo gioioso dettato da una solida comprensione della personale intenzione. Può essere una meditazione, una camminata all’aria aperta, il pregare, il creare un qualcosa di nuovo e di profondo senso per la persona, il ricercare chi si è, così via. È un impegno a evolversi e migliorarsi realizzato grazie a un contatto spirituale con la parte più elevata del proprio essere, spesso troppo trascurato, sebbene sia un prezioso tassello. In sua mancanza agitazione e ansia la fanno da padroni, perdendosi, sballottati...

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Perdonarsi

Chiunque ha uno spazio interiore dove sono parcheggiati comportamenti che non piacciono, a posteriori ci si rammarica, innescando interiormente una lotta con sé stessi, quando il giudizio torna a galla. Questa lotta può bloccare o rallentare il cammino individuale. Si può cambiare quello che è stato? No. Però si può ricavare del positivo. Invece di giudicarsi e perdere opportunità si può fare altro. Perdonarsi. È qualcosa che non è stato insegnato, ma si può imparare in qualunque momento della propria vita. Si può provare compassione per i propri errori, sapendo che si sono fatte azioni in base alla consapevolezza del momento, avendo ben chiaro che il passato non si cambia, ma può offrire la possibilità di azioni nuove e più evolute. Si sceglie di lasciare andare il piangersi addosso o/e il senso di colpa e di passare attraverso a un errore, a un comportamento, a una decisione che non rispecchiano il vero sé. Attraversando questo spazio scomodo, senza nasconderlo “sotto il tappeto” e senza mentirsi, si può cogliere la lezione, proseguendo il proprio cammino più consapevoli e più radicati nella propria esistenza. Il perdono circa i propri comportamenti crea una sostanziale fiducia in sé nel migliorarsi, nell’evolversi, evitando di muoversi nella paura, che può bloccare, chiudere, restringere, facendo perdere le opportunità della vita. Nessuno è perfetto, ma questo implica sapere cogliere dalle esperienze la lezione, di cui ogni avvenimento...

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La dualità

La sensibilità dei cinque sensi fa percepire una realtà illusoria e grossolana, mentre quella in cui si vive è caratterizzata da fenomeni non conosciuti, perché non percepiti. Benché questi eventi più sottili siano stati dimostrati dalla scienza, nella vita quotidiana non si agisce in base a questa conoscenza. La fisica quantistica ha dimostrato che se si prende una particella e la si divide in due, una la si sposta a San Francisco e una resta qui, apportando un cambiamento a una delle due, anche l’altra metà cambia allo stesso modo, senza intervallo temporale, simultaneamente. Ne consegue che sebbene si sia separati fisicamente, c’è una frequenza, non rilevabile dai sensi, che mantiene in connessione le particelle di tutto ciò che esiste. I fenomeni contenuti nel Big Bang, connessi in origine, hanno una frequenza non rilevabile dai nostri sensi che mantiene tutto collegato. Il tutto è uno. Agire nel quotidiano questa scoperta, già conosciuta in tempi antichi da altre culture, cambierebbe molte situazioni nel mondo. Penso che molti conoscano questo detto “un battito di ali di una farfalla procura un tifone dall’altra parte del mondo”. Ricordando questo principio, ogni giorno, le azioni personali avverrebbero con una consapevolezza ben più ampia. Si presterebbe attenzione alle parole e ai pensieri prodotti, le cui frequenze navigano, condizionano non solo la terra ma tutto l’universo. Possono affiorare resistenze al pensiero di una propria responsabilità così...

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