Autore: Rita

Qualcosa da eliminare per una migliore convivenza umana: la competitività

“La legge biologica richiede la cooperazione La legge economica richiede la competitività Finché vige un sistema sulla competitività Tra gli esseri umanità il problema della felicità non potrà essere risolto.” (Emilio del Giudice) Si è immersi in una cultura che enfatizza la competitività, partita in campo economico, è praticata nelle relazioni umani in senso più ampio. Secondo questa logica non importa come e con quale intenzione si agisce, non interessa, l’importante è vincere rispetto al “nemico”. La competitività, il cui punto di forza è l’ego, ha una dinamica che porta ad allontanarsi dalle persone, porta alla difensiva e chiusura, muove paura e spesso anche rabbia. L’ego è portatore del dualismo, io e gli altri, vissuti come competitori, quindi da sconfiggere. Il successo, che in sé non è negativo, lo diventa quando si raggiunge a spese di altri, non per capacità, ma con la furberia e/o la menzogna. Accade che nella competitività vengano usati i segreti, per nascondere mosse molto scorrette, pur di raggiungere il traguardo per primi. Ma poi dopo tutti questi escamotages per non apparire per quello che è veramente, la persona in questione, magari vincerà, e circa la sua felicità? In genere si tende ad alzare sempre di più la posta, non è mai abbastanza, ci si allontana sempre di più dalle persone. E’ arduo vivere in questo modo e soprattutto si perde il significato dell’esistenza. La condivisione...

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Omologazione

“Non lasciare che il rumore delle opinioni altrui Soffochi la tua voce interiore” (Steve Jobs) Per realizzare un salto di coscienza è necessario prendere la responsabilità di sé stessi e delle proprie azioni. La cultura imperante porta a comportamenti simili, egoici, omologanti, sull’apparire. Le pubblicità e altre forme di comunicazione di massa spingono in maniera martellante verso questi modelli per sentirsi appartenenti a un codice omologante, non molto collegato alla realizzazione personale. Siamo tutti diversi, con cammini diversi, con storie diverse. A tal proposito vi consiglio un film “Respect”, di un’icona anche a tal riguardo, Aretha Franklin. Nella dinamica dell’omologazione non è importante conoscere in modo adeguato chi si è, quali aspirazioni si desiderano realizzare, con il rischio di sprecare la propria esistenza. Si è qui per dare luce alle proprie accezioni, evolvere, manifestare chi si è, potenziando l’individuale energia realizzativa, lascando un’eredità di conoscenza evoluta e preziosa. Con l’omologazione non si vedono molte persone felici, ma molte annoiate, stressate, alla ricerca spasmodica di altro, di originalità. Quando esiste una necessità di amorevolezza, di condivisione, lasciando andare un ego che divide che mette in moto battaglie e guerre. Il manifestare chi si è attiva energia,  amore, generosità, esperienze dell’animo sottili, spirituali e fondanti. In primis è una questione di etica spirituale e di comportamento umano,  terreni  fertili per una esistenza di spessore. In caso contrario, il rischio è perdere...

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Un salto di coscienza

“Credo che al di là di tutto ciò sia la vita, un meraviglioso disegno che non comprendiamo quasi mai, perché siamo soliti considerare il tappeto della parte dei nodi, non dalla parte giusta” (Roberto Vecchioni) Osservando gli avvenimenti dell’umanità, nel nuovo secolo, si può affermare che la situazione necessiti di un certo aggiustamento. Con guerre continue, carestie, epidemie, disequilibri sociali ecc. l’orizzonte non si presenta roseo. Sono agite dinamiche medioevali, con mezzi moderni. Di fatto le modalità sociali sono alquanto primitive, “l’io” reattivo ripete lo stesso processo, vinco io perdi tu, una questione di potere sugli altri, legato all’ego che separa. La fisica quantistica ha dimostrato scientificamente come si è tutti collegati (sebbene non venga divulgata), l’ostacolo “risiede nel fatto che equità e bontà sono problemi morali e non politici” (1). Un salto di coscienza diventa necessario, con azioni che partono dal cuore, dall’amorevolezza e dalla gentilezza, dalla condivisione, senza vivere ogni avvenimento sul piano personale, consapevoli ce ognuno fa il suo meglio. Vedere il verso giusto del “tappeto”, riscoprendo valori umani, al momento caduti in disgrazia o dimenticati, che ci appartengono e se agiti creano pace. La buona notizia è che chi ha compreso il concetto espresso così bene da Vecchioni risulta essere un numero sempre più elevato di esseri umani. Per la trasformazione è necessario usare il cuore, smettendo di vedere l’altro in termini di rivale o da...

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Sull’amore incondizionato

La felicità è possibile solo con il vero Amore. Il vero Amore ha il potere Di guarire e trasformare la nostra Condizione e può dare alla nostra Vita un significato profondo (Thich Nhat Hanh) Quando con un’intenzione, senza aspettativa di riconoscimento, si dà un aiuto a un bimbo o una persona anziana in difficoltà, ci si sente in equilibrio con il tutto, principalmente con sé stessi, grazie a un sottile e presente appagamento. La natura umana è amorevolezza e quando la si agisce appare, prima di tutto, chi si è veramente e di cosa si è capaci. A questo proposito ci sono molte potenzialità da manifestare! Mentre si agisce questa amorevolezza può sorgere una sorta di imbarazzo o pudore mostrando, nel gesto, una parte del proprio sé accogliente e amorevole, ci si può sentire fragili, erroneamente. Nell’attuale contesto culturale agire l’amore incondizionato, potrebbe apparire anche sfidante, non se ne parla, è uno stile “vetusto”. La competitività, uno degli attributi culturali più praticati, per fare un esempio, è all’opposto rispetto a questa specie di amore; si vede il proprio vicino come un rischio a proprio scapito, allontanando dalle persone e dalla comunità a cui si appartiene, l’umanità, nascondendo la propria reale natura, con una fatica a cui non diamo l’adeguata attenzione. Con questa modalità di convivenza si patisce non solo a livello interiore, a rimorchio, anche il corpo fisico accumula...

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L’amore incondizionato – Un’esperienza

L’amore incondizionato – Un’esperienza Recentemente si è sposato mio figlio, dopo aver convissuto con sua moglie per diverso tempo, ho provato grande gioia per loro. Ma la vita riserva sorprese. Nel vedere entrambi molto felici, insieme a tutti gli amici, è cominciato a sorgere da “qualche meandro interiore” inquietudine, che è aumentata con il passare dei giorni successivi. Ero proprio assente, come ingurgitata da questa sensazione sconosciuta, facendo anche qualche pasticcio. L’amore incondizionato vissuto dalla nascita di mio figlio ha cambiato posizione, giustamente e per fortuna, ora è più a latere ed eventualmente agito su richiesta, come già accadeva, ma non ne ero consapevole. Il vedere con chiarezza questo cambiamento, con l’ufficializzazione del matrimonio, mi ha preso in contropiede e senza preavviso. In questo nuovo assetto mi sono sentita vulnerabile, non pronta e non immaginando di vivere questa esperienza in un’occasione così felice. Ho scoperto di quanto l’amore incondizionato appartiene al cuore umano, occupando uno spazio importante, che veste di senso l’esistenza degli appartenenti al club degli umani. Mi sta mostrando come fragilità personali si possono nascondere, rendendo ancora più fragili e meno presenti. Ora cerco di stare al fianco di me stessa il più delicatamente possibile, facendo sorgere una nuova parte di me stessa, che, al momento, non è ancora molto chiaro quale sia. Accettando che in questo lasso di tempo la presenza lasci un po’ a desiderare,...

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